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La voce di Caino

  • Immagine del redattore: Maria Antonietta Nardone
    Maria Antonietta Nardone
  • 18 ore fa
  • Tempo di lettura: 3 min
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(Foto della locandina presa dal web)

 

LE INTERVISTE IMPOSSIBILI -

 EVELINA PISCIONE INTERVISTA CAINO -

testo di Evelina Piscione

a cura di Laura De Luca e Renato Giordano

con Alessandro Pala Griesche, Evelina Piscione

Teatro Tordinona – Roma

 


Sullo sfondo campeggia il volto di Caino ritratto da William Blake nel suo The body of Abel found by Adam and Eve; sul palcoscenico svettano due leggii neri.

   Nell’ambito de Le interviste impossibili, ogni mese, da ottobre 2025 al maggio 2026, al teatro Tordinona, vanno in scena le interviste immaginarie a personaggi della letteratura, della filosofia, del mito, della Bibbia o della storia, a cui danno vita diversi attori mentre gli autori dei testi li incalzano con le loro domande e le loro riflessioni. L’idea originaria di queste interviste, sia letterarie sia radiofoniche, che nasce negli anni Settanta, è stata ripresa e nuovamente realizzata dalla giornalista ed autrice Laura De Luca per la Radio Vaticana dove sono andate in onda per un decennio. Il salto dalla radio alla scena teatrale è parso un approdo tanto audace quanto naturale.

   Questa sera Evelina Piscione dialoga con Caino che si presenta con un mantello nero. In un botta e risposta arguto e non privo di ironia, scopriamo quali siano stati i sentimenti e le motivazioni che hanno abitato Caino prima dell’uccisione del fratello Abele. E scopriamo il suo dolore di essere (o di essere stato percepito) come un figlio non amato dal padre. Scopriamo, invece, il suo amore smodato e totalizzante per la madre, Eva; un amore che Caino, molto edipicamente, contendeva al suo stesso padre. Da non dimenticare, poi, che Caino è il primo nato da donna e non creato da Dio. È il primogenito della coppia Adamo ed Eva ed è il primogenito della stirpe umana.

   Caino era contadino e le sue offerte a Dio erano i frutti della terra; Abele, pastore, sacrificava degli animali, offerta a Dio più gradita. Da dove nasce la sua gelosia per Abele? Caino non risponde apertamente. Svia. Mostra superbia poiché lui ha generato ed ha fondato la città di Enoch – mentre Abele non ha generato nulla! (sic!). E, soprattutto, subito dopo l’omicidio, interrogato da Dio dove fosse suo fratello Abele, risponde sprezzante:«Sono forse io il custode di mio fratello?». Non mostrando così alcun pentimento, alcun rimorso.

   Acuto mi è parso l’accostamento al mito di Narciso. Narciso, di cui Caino quasi si prende gioco, così come si prende gioco della stessa psicoanalisi, rivelando peraltro il suo tratto narcisista dacché è proprio dei narcisisti più inguaribili prendere in giro o ridicolizzare qualsiasi manzìa – come la psicoanalisi, ad esempio – in grado di smascherarlo. Non c’è timore maggiore per un narcisista che il “crollo” della sua immagine grandiosa.

   Tutto il dialogo avviene sotto l’egida dell’ironia, sia da parte di Caino sia da parte dell’intervistatrice, e scorre profondo e lieve allo stesso tempo senza lanciarsi in giudizi tranchant quanto tentando piuttosto la difficile via della comprensione. Come scriveva Hannah Arendt:«Cercare di comprendere [chi ha compiuto un’azione malvagia], non significa giustificare [chi ha compiuto tale azione]». E di comprendere ascoltando le ragioni e le prospettive del “malvagio”. E questa indubbia intenzione di comprensione mi è sembrata la spinta più forte dell’intero testo di Evelina Piscione. Inoltre, è Dio stesso, dopo l’omicidio, che così ammonisce:«Nessuno tocchi Caino». Quindi, praticamente, lo salva.

   Durante il dialogo mi è parso quasi di vedere il Caino della tradizione ebraica che risponde con sarcastica sfrontatezza al Creatore:«Perché mi interroghi? Tu avresti potuto impedire che ciò avvenisse. Tu hai creato in me lo Yetzer ha-ra (l’inclinazione al male)». Che più ampiamente si riferisce all’inclinazione naturale dell’uomo a soddisfare i propri bisogni o i desideri più egoistici. Quasi fosse Caino, la creatura a dover perdonare il Creatore, e non il contrario. E, certo, anche al Caino tratteggiato dall’autrice, non mancano la superbia e l’intelligenza per fare un’affermazione del genere.

    Efficaci e molto affiatati sono stati i due interpreti: disinvolta, divertita ed espressiva l’intervistatrice Evelina Piscione, insegnante di storia e filosofia nei licei nonché autrice di più libri, alla sua prima prova su un palcoscenico teatrale; molto fine Alessandro Pala Griesche, che toglie al suo Caino qualsiasi tono od espressione di truce assassino optando per una recitazione/lettura asciutta, quasi monocorde, eccetto i momenti in cui rievoca l’enorme amore per la madre.

   Bellissima la chiusa, con voci alternate, e poi insieme:«Nessuno chiami Caino suo fratello».

 

 

 

 

Maria Antonietta Nardone © Tutti i diritti riservati

 

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